venerdì 14 novembre 2025

Il goofy migliore è sempre l’ultimo

Come ogni anno, il blog ha celebrato il suo compleanno. Come ogni anno, non l’ha celebrato nell’esatta data della sua nascita, il 16 novembre: da quando esistiamo, questa data è caduta nel fine settimana solo tre volte, e tutte e tre le volte la struttura non era disponibile. D’altra parte, è indispensabile celebrare nel fine settimana, cioè quando siete liberi dal lavoro: questa è stata l’intuizione costitutiva della community: radunare in un luogo fisico persone che avevano costruito un rapporto virtuale in questa palestra di pensiero libero e non convenzionale. L’operazione è riuscita e il paziente è vivo, vivissimo!

Come ogni anno, l’evento è stato un successo, e come ogni anno ci siamo lasciati con la sensazione che l’evento cui avevamo assistito e partecipato fosse stato il più coinvolgente, il più appassionante, insomma: il migliore di sempre. Non mi ricordo un anno in cui non abbiate condiviso con me questa impressione, eppure, in 14 anni, non sarebbe poi così strano che ogni tanto si fosse registrato un arretramento.

Io, a dire il vero, me lo aspettavo quest’anno, per una serie di motivi.

Come avrete capito dalle mie relazioni sono disperato, nel senso che non nutro più quella speranza illuministica che mi aveva sospinto all’inizio di questo lavoro nel fatto che diffondere la conoscenza, propagare i lumi della ragione economica e politica, sarebbe servito a scongiurare l’inevitabile esito di tutte le crisi capitalistiche, che le si veda come crisi da sovrapproduzione, o che le si veda (come anche abbiamo imparato a fare in questo percorso comune), come crisi da sottodomanda! “It must be war”, scriveva Keynes.

Questo non vuol dire che io non continui a impegnarmi: non sarei qui altrimenti! Vuol dire solo che ho smesso di illudermi. Ma alla fine non è questo ad aver inciso sulla motivazione nell’organizzare il convegno, quanto una più generale e “multifattoriale” stanchezza. La stanchezza della legislatura, non tanto la mia personale, quanto il riflesso di quelle altrui, che rende non agevolissimo il lavoro parlamentare. Una stanchezza in parte fisiologica (quelli bravi parlano di esaurimento della spinta propulsiva, che potrebbe anche esserci, per quanto la maggioranza sia sostenuta sostanzialmente da un consenso immutato, fatto non banale), e in parte patologica, dovuta alla riforma con cui gli accecati dall’invidia sociale si sono vendicati dei loro rappresentanti, costringendoli a lavorare in un modo ancora più assurdo. Mi avvilisce profondamente, ad esempio, non poter dedicare alla commissione COVID tutte le energie e lo studio che sarebbero necessari. So che non dovrei dirlo, ma in quel caso non dispero: so che ci sarà una vera giustizia, quella divina, esattamente come so che da quegli errori chi avrebbe avuto bisogno di imparare non imparerà. È la prima legge della termodidattica in purezza…

C’erano poi stati i rifiuti di una serie di relatori esteri prestigiosi, che per motivi connessi alle loro agende didattiche non erano riusciti a raggiungerci. Avrete ormai capito che da loro abbiamo poco da imparare, ma. mi avrebbe fatto piacere sentire, come al bel tempo andato, lo schiocco dei ricevitori della traduzione simultanea sul pavimento della sala congressi… sicché questi rifiuti mi avevano alquanto sfavato, a tal punto che avevo detto allo staff: “Mi sarei anche rotto i coglioni di essere il motore immobile e invisibile: lasciamo perdere e vediamo se succede qualcosa! In fondo, non è necessario che ogni anno ci sia il convegno…”. Ma lo staff si è ribellato: “Lei questo non può farlo!” (dal che apprendete che c’è anche chi può dirmi cosa devo o non devo fare, ma è uno sport estremo, sconsigliato ai dilettanti).

La mia risposta è stata: “Va bene! Però allora si fa come dico io, cioè come si è sempre fatto: annuncio nella notte di San Lorenzo, e programma entro settembre. Ma come lo intitoliamo?”

E il titolo, come sapete, lo hanno scelto loro, preferendolo a una ipotesi più militante (“Guerra o pace”), che mi stuzzicava, perché avrei voluto dedicare ogni sessione a un personaggio del romanzo quasi omonimo. Ma per simili giochi intellettuali, non ho più tempo e non ho più compagni di gioco, ora che mi trovo seguito da una torma di postfascisti su Marte!

E così ci siamo messi a lavorare, con mia scarsa voglia, ma come sempre quando si lavora, se si lavora, indipendentemente dalla voglia, il risultato c’è stato. Siamo riusciti, come ogni anno riusciamo, a fare un discorso che seguisse un filo logico, e siamo riusciti, come ogni anno riusciamo, a precorrere i tempi analizzando le cause del successo e dell’insuccesso delle nostre previsioni precedenti.

Ora io avrei qualcosa da dirvi, anzi, più di qualcosa: vorrei ripercorrere le mie relazioni per indicarvi quali sono i punti su cui avrei voluto attrarre la vostra attenzione, e verificare nel nostro dibattito se ci fossi riuscito o meno. Vorrei parlarvi della manovra di bilancio, su cui, tanto per cambiare, abbiamo qui smascherato anzitempo una serie di bufale. Ma mi soffermo solo su un punto, su un’intuizione che ho avuto ieri sera rientrando di notte da Pescara verso Roma, dove ho passato tutta la giornata di oggi a mettere in ordine armadi e soppalchi per prepararmi alla stagione invernale (via le pinne, fuori le ciaspole, via le magliette, fuori i piumini, eccetera). Giornata piuttosto massacrante, per dirla tutta, tant’è che mi ero portato il pc a letto ma l’ho chiuso e sto dettando questo post al telefonino. L’intuizione è molto semplice, ed è questa (quella con cui ho aperto il convegno): il fatto che ad ogni anno che si aggiunge il nostro compleanno, la nostra festa, il nostro abbraccio, vi sembri il più appassionante e coinvolgente di sempre deriva, credo, semplicemente dal fatto che ogni anno il percorso che ci porta verso il compleanno successivo è una traversata sempre più estenuante in un deserto sempre più arido. È questo che rende l’arrivo alla nostra personale e collettiva oasi un momento ogni anno più emozionante: da un lato, il fatto che lo scarto fra il Pil italiano e il tendenziale 1950-2007 è sempre maggiore, nonostante che con questo governo tutto sommato il Pil abbia ripreso quella crescita magra e stentata che il contesto istituzionale gli consente, ma che certo non potrà riportarci mai laddove ci troveremo se non ci fossimo imbattuti in una catastrofe imprevedibile perché senza precedenti storici: Monti.

Dall’altro però, e forse questo è quello che rende l’annuale traversata del deserto ogni anno più sfibrante, il fatto che le conseguenze sociali di queste tensioni economiche vengono tenute sotto controllo con un ricorso sempre maggiore alla censura e ad altre, opprimenti e pervasive, forme di condizionamento. Grandi sono le responsabilità dei media, e la novità di questa fase, dall’inizio della guerra dei trent’anni in qua, e che i social, che erano una zona franca di dibattito, sono diventati una fogna putrida, infestata di personaggi, finti o veri, tutti animati da una genuina volontà di non confrontarsi e di distorcere il pensiero altrui. Solo questa piattaforma vetusta, faticosa da tenere in piedi e da animare, consente però di esercitare un minimo di dialogo, non fosse che con la macchina, come avete visto ne “L’ateniese imbruttito“! Non esiste quindi una possibilità di confronto, e magari anche di legittimo e condiviso sfogo, al di fuori di qui, esiste solo la compressione, la repressione del pensiero.

Per questo, quando entriamo nella nostra sala e avviamo la nostra festa, ogni anno proviamo un’emozione più intensa. Non so quanto andrà avanti questa storia. Sto cercando di fare in modo che duri più di me.

Ma anche qui, purtroppo, devo chiedermi se l’obiettivo abbia senso. 

E ora vi lascio: la giornata è stata piuttosto impegnativa e domani devo fare più di 400 km per onorare tutti gli impegni che ho preso, prima di salire a Pizzoferrato.

Buona notte!

venerdì 7 novembre 2025

Meno uno: "Bentornato a casa!"

(...queste cortesi parole sono scritte su un biglietto che il direttore dell'albergo mi ha fatto trovare in camera. Le estendo a voi...)

giovedì 6 novembre 2025

Meno due: "Fammi un post alla Bagnai!"

 (...mi stanno polverizzando le gonadi in ogni possibile modo: saltano fuori dagli uffici riformulazioni incomprensibili di emendamenti presentati a mia insaputa in materie di cui nulla so, mi inseguono colleghi per chiedermi consigli sulle cose più disparate, da questa in giù, mi stanno girando vorticosamente gli ellissoidi, e quindi torno un attimo qui a casa nostra aspettando che lo spin si smorzi...)


polipolio ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "L'ateniese imbruttito, ovvero dialogo con l'intelligenza artificiale":

Ho dato a Grok il prompt "scrivimi un post per blog per dire 'a corso legale' anziché regime fiat nello stile di Bagnai" ed è uscito questo.

Il commento l'ho scritto io. Comunque sul finire "a corso legale" gli è scappato...

Pubblicato da polipolio su Goofynomics il giorno 6 nov 2025, 05:46


Io non credo che tu lo abbia fatto: qui non siete più quelli di una volta, oggettivamente. Ripeto: quando eravate "de sinistra" vi sentivate in dovere di sembrare più raffinati intellettualmente, ora che siete "de destra" non salvate più nemmeno le apparenze! Non credo, ad esempio, che ce ne sia più di uno su 5000 che abbia intuito perché parlo dell'ateniese imbruttito! Che c'entra Atene?

Ma insomma, lasciamo stare.

Quello che dici di aver fatto tu, l'ho fatto io, perché come sempre in questo regno der "dimo famo" se le cose vanno avanti è perché qualcuno le manda avanti, e quando quel qualcuno non è Claudio sono io.

Il risultato è questo, e spero che vi piaccia, perché cita anche voi...

Io alla macchina:

Puoi scrivermi un post di blog nello stile di goofynomics.blogspot.com per stigmatizzare l’uso di termini inglesi nella lingua italiana, nei casi in cui la lingua italiana ha una alternativa valida? L’intento del post deve essere polemico contro chi parla di “moneta fiat” anziché “moneta a corso legale”, il tono satirico, magari utilizzando l’ampia casistica di comici italiani che hanno ironizzato sugli italiani che per darsi un tono usano termini di altre lingue.

La macchina:

Perfetto, ho ben chiaro lo stile che vuoi: un post “alla Goofynomics”, cioè con tono ironico, pungente, a tratti professorale ma popolare, pieno di riferimenti culturali italiani e battute taglienti, che smonta la prosopopea pseudo-intellettuale di chi usa termini inglesi per darsi un tono.Ecco una possibile versione:


Moneta fiat, ovvero l’inglese di chi non sa il latino

C’è una cosa che mi diverte sempre: il patriota de tastiera, quello con la bandiera nel profilo e “l’Italia prima di tutto” nel nickname, che poi però, quando parla di soldi, sforna con aria saputa un bel “moneta fiat”.Non “moneta a corso legale”, che sarebbe l’espressione italiana, chiara e perfettamente funzionante da secoli. No, “fiat”. Che non è la casa automobilistica (quella ormai è olandese, e vabbe’), ma la parola latina che i latinisti veri non osano più pronunciare per non risvegliare certi fantasmi grammaticali.

Ora, va bene che in inglese “fiat” si usa per dire “per decreto”, ma è un latinismo importato. Quindi abbiamo italiani che, per darsi un tono internazionale, prendono in prestito dall’inglese una parola… latina.È un po’ come se Totò dicesse: “Signori, permettetemi di presentarvi il mio personal body uomo dei servizi domestici!”

Siamo un Paese meraviglioso: abbiamo una lingua che ha dato i natali a Dante, Petrarca, Boccaccio, e la usiamo come carta igienica linguistica per scrivere “moneta fiat” al posto di “moneta a corso legale”.Lo stesso spirito che anima quelli che dicono “meeting”, “deadline”, “call”, “budget”, “break-even point”, e poi ti scrivono “pò” con l’apostrofo.

Ma torniamo alla “moneta fiat”.Se provi a chiedere a chi usa quel termine cosa significhi, nove su dieci ti rispondono con qualcosa tipo: “Eh, è la moneta creata dal nulla dalle banche centrali, mica come l’oro vero!”Certo, come no. Perché dire “moneta a corso legale”, cioè “moneta che lo Stato riconosce come valido mezzo di pagamento”, sarebbe troppo semplice. Meglio un latinismo travestito da inglesismo, così sembra che tu abbia letto qualche paper dell’IMF (che poi è il Fondo Monetario Internazionale, ma detto in inglese fa più fico).

Come diceva Corrado Guzzanti nel suo “Quelo”: “La risposta è dentro di te, però è sbagliata.”Ecco, il linguaggio dei “moneta fiat” è così: dentro di loro sentono di dire qualcosa di profondo, ma in realtà stanno solo traducendo male un concetto semplice, rendendolo più oscuro — e quindi più seducente per chi ama sentirsi iniziato ai misteri dell’economia.

Alberto Sordi ci avrebbe fatto un film: “Il dottor Fiat e la moneta del popolo”.Totò, invece, avrebbe chiuso la faccenda con un gesto nobile: “Ma mi faccia il piacere!”

Il problema, cari amici, non è l’inglese. È l’uso decorativo dell’inglese.Quando serve a chiarire, ben venga. Ma quando serve solo a darsi un tono, diventa la cravatta di plastica linguistica del provincialismo: lucida, ma falsa.

Quindi, la prossima volta che qualcuno vi parla di “moneta fiat”, fategli un sorriso e ditegli:

“Ah, intendi la moneta a corso legale, quella che usiamo tutti i giorni per pagare il caffè?”

E se insiste, citategli Totò:

“Lei è un cretino… si informi!”


Vuoi che lo riformuli in modo ancora più simile alla prosa di Bagnai (cioè con le sue lunghe digressioni economiche, note a piè di pagina finte e sarcasmo “accademico”)? Potrei farne una “versione 2.0” più fedele allo stile del blog originale.

Io alla macchina:

Mi sembra già un ottimo risultato, ma se ti va di perderci tempo, perché no?

La macchina:

Fantastico 😄Allora, ecco la Versione 2.0, riscritta nello stile autentico di Goofynomics: tono da economista sarcastico, parentetico e colto-pop, con un pizzico di indignazione intellettuale e un ritmo che alterna ironia a ragionamento serio. Ho anche inserito qualche nota in stile bagniano, cioè quelle pseudo-digressioni che sono metà ironia, metà spiegazione.


Fiat Lux (o della moneta a corso legale)

Cari amici goofi, oggi parliamo di un fenomeno curioso, che in un Paese normale sarebbe materia da cabaret, ma che da noi – dove il cabaret è diventato ministero – passa per discussione economica: la “moneta fiat”.

Già la parola fa ridere. Perché, vedete, “fiat” non è inglese. È latino. Ma siccome l’inglese, quando vuole darsi un tono, saccheggia il latino come certi turisti tedeschi saccheggiano i buffet all inclusive, eccoci qua: l’italiano medio prende dall’inglese un termine che l’inglese ha preso dal latino, e se ne vanta pure.Un po’ come se io andassi in Germania a vendere gli spaghetti con il ketchup e li chiamassi “pasta fusion”.

Ora, vi immaginate Dante Alighieri che scrive nel De Vulgari Eloquentia:

“La moneta, quando è fiat, allora sì che il popolo può spendere!”No, vero? E infatti non l’ha scritto. Perché Dante sapeva cos’era la lingua.Cosa che, a quanto pare, sfugge a molti economisti da tastiera.

Perché diciamolo: parlare di “moneta a corso legale” è troppo facile. Troppo chiaro.Chi vuole darsi un tono da esperto preferisce dire “fiat money”, che fa più insider. Sembra di essere in una call con la Federal Reserve. Poi però questi stessi “esperti” scrivono “la moneta fiat è stampata dal nulla”, come se lo Stato fosse un mago di Las Vegas, e non un ente che emette passività in cambio di beni reali.

(Nota per i distratti: sì, lo Stato può creare moneta, ma no, non “dal nulla”. Lo fa in contropartita a titoli, beni o servizi. Ma spiegare questo rovina la poesia di chi ha appena scoperto YouTube.)

Il punto non è l’inglese in sé, ma l’inglese come paravento.Quello che Beppe Grillo – quando ancora faceva il comico e non il fondatore di sette economiche – chiamava “l’inglesorum”: quella lingua da manager frustrato che non sa più dire “riunione” e la chiama meeting, perché “fa più global”.Così abbiamo “jobs act”, “spending review”, “green pass”, “recovery fund”, e infine “moneta fiat”.Tutti concetti che esistevano già in italiano, ma vuoi mettere quanto suona più importante?

C’è un filo rosso che unisce tutto questo: l’ansia di prestigio del colonizzato linguistico.Totò lo avrebbe risolto con un’alzata di spalle: “Ma mi faccia il piacere!”Guzzanti, con Quelo, ci ha già avvertiti: “La risposta è dentro di te, però è sbagliata.”E noi continuiamo a chiamare “fiat” quella che per legge si chiama “moneta a corso legale”.Una definizione che, peraltro, spiega perfettamente tutto ciò che serve sapere: è la moneta che lo Stato dichiara valida per estinguere i debiti. Punto.Non c’è bisogno di evocare l’inglese o il latino: bastava l’italiano.

Ma capisco: dire “moneta a corso legale” non fa curriculum su LinkedIn.“Moneta fiat”, invece, fa subito “macro influencer” — magari uno di quelli che su Twitter postano grafici presi da siti americani e gridano al complotto del dollaro.La cosa ironica è che “fiat”, in latino, significa “sia fatto”: la stessa espressione usata nella Genesi per dire “fiat lux” — “sia la luce”.Ecco: loro dicono “fiat” per sembrare illuminati, ma restano al buio.

La verità è che l’uso dell’inglese non eleva: copre. Copre l’ignoranza, la superficialità, e quella voglia di appartenere al mondo anglosassone che è il sintomo più chiaro del provincialismo italiano.È il parente linguistico di chi, in vacanza a Londra, ordina a cappuccino.

Allora, miei cari, ricordiamolo: la prossima volta che qualcuno vi parla di “moneta fiat”, voi guardatelo con dolce compassione e dite:

“Tranquillo, la moneta a corso legale funziona anche se la chiami in italiano.”

E se insiste, citategli Totò, ma con accento accademico:

“Lei è un cretino a corso legale.”


Vuoi che aggiunga una finta sezione di commenti in stile Goofynomics, con i “lettori goofi” che intervengono ironicamente (tipo “Prof, ma quindi l’euro è fiat o è una 500?”)? Potrebbe completare l’effetto parodico alla perfezione.

Io alla macchina:

Perché no? Se possibile, magari, ispirati allo stile di alcuni di questi fenomeni, come Corrado Luciani, Marco Pezzini, Valerio Santoro, Il Comico. Vediamo che cosa riesci a fare.

La macchina:

Perfetto! 😎Allora ti preparo la sezione commenti, nello stile autentico dei lettori di Goofynomics: un misto di ironia da bar sport, sofismi macroeconomici da corridoio universitario, e perle di saggezza travestite da battute.Ho cercato di imitare il tono e la personalità dei commentatori “storici” (Luciani, Il Comico, Pezzini, Santoro), ognuno con il suo stile riconoscibile.


Commenti dei lettori

Corrado Luciani

Professore, ma quindi se la moneta “fiat” è quella creata ex nihilo (come direbbe il parroco di Borgo San Lorenzo), la “moneta diesel” è quella che funziona solo se c’è surplus commerciale?

No, perché mi pare che stiamo ancora col motore acceso, ma con la benzina degli altri.

P.S. Ottimo post: finalmente qualcuno che parla di economia in italiano, e non in “PowerPointese avanzato”.


Il Comico

Prof, guardi che l’ho capito il trucco: loro dicono “fiat” perché sperano che arrivi un miracolo.Tipo: “fiat moneta, et lux perpetua luceat debiti!”

E invece niente, gli tocca lavorare.

(P.S. io comunque la moneta l’aspetto col marchio Lancia, più elegante.)


Marco Pezzini

“Fiat” deriva dal latino fieri facio, cioè “fare accadere”.

E infatti succede proprio così: tu dici “fiat” e il senso non accade.

Mi domando se la prossima moda sarà parlare di currency with no intrinsic aurum backing (che suona molto più Harvard).

In compenso, complimenti per l’articolo: l’ho letto due volte, una per ridere e una per disperarmi.


Valerio Santoro

Guardi, Professore, io non sono un linguista, ma da appassionato di fonetica noto una cosa: “moneta a corso legale” suona come una marcia di Rossini, mentre “moneta fiat” sembra un colpo di tosse di Draghi.

E poi, mi scusi, ma se davvero è “fiat”, perché non si accende mai?

L’unica moneta che funziona a benzina è quella che metti nel distributore del caffè.


Giuseppe (un goofyno qualsiasi)

Ma allora, prof, mi conferma che “fiat” non è un acronimo di “Fabbrica Italiana Autonoma di Titoli”?Perché lo avevo letto su Telegram.

(Scherzo, eh. O forse no.)


Prof. A.B. (in risposta generale)

Carissimi,vedo con piacere che la discussione, pur come sempre allegra, non manca di rigore metodologico.Ricordatevi che, al netto dei latinismi e degli anglicismi, la moneta è un rapporto di debito e credito riconosciuto dallo Stato.

Il resto è teatro — e come sempre, noi siamo al botteghino.

(E no, non serve tradurre “botteghino” in “ticket office”.)


Vuoi che aggiunga anche un “post scriptum del Professore” finale — quella chiusa tipica di Bagnai, in cui finge di liquidare tutto con una battuta e invece infila una mini-lezione di economia monetaria o un colpo di sarcasmo politico? Potrei scriverlo nello stesso registro.


(...e qui ho lasciato perdere. Non è Grok, è ciagippittì. Attendo le vostre considerazioni...)

(...io al posto vostro sarei un tantino incazzato: così adesso mi fate compagnia. Torno alle slides...)

martedì 4 novembre 2025

Meno quattro: "noi credevamo..."


(...ieri a Pollutri, in un'atmosfera serena e costruttiva, con oltre un centinaio fra militanti Lega e operai del distretto Val di Sangro. Un'occasione per mettere i puntini sulle "i". Sempre grazie a durezza del vivere, che da otto anni a questa parte ci ha aperto gli occhi su tante cose. Lo vedremo, appunto, al #goofy14...)

(...P.s.: la slide su chi ha votato cosa ve la metto qui, perché secondo me è utile per farsi un'idea:


e il foglio Excel ve lo ingrandisco qui:


perché voglio bene ai vostri occhi, ricordando che il codice colore è quello dell'aula: verde favorevole, bianco astenuto, rosso contrario. I risultati sono cromaticamente controintuitivi, per chi crede ai giornali: la Lega è molto rossa e il PD molto verde! Seguitemi per altri trucchetti!...)



 

L'ateniese imbruttito, ovvero dialogo con l'intelligenza artificiale

 (...fatto trenta, famo trentuno, non sia mai si sperda questa interessante testimonianza. Poi mi metto a lavorare per il #goofy, lo giuro, dove nel frattempo siamo ridiventati tanti quanti nel 2016...)













(...a partire da qui...)

(...puttana miseria! Sbaragliato su tutta la linea, continua a ripetere che volevamo boostare il pattern con la svalutèscion! Altro che Milanese imbruttito: a questo Celentano je spiccia casa! Ma affidiamoci sereni a lui. La cosa impressionante - non so se l'avete notata - è la rapidità con cui l'hanno ricalibrato dopo che per una volta aveva detto una cosa intelligente. Ma si sa, abbiamo vinto perché Elonio è uno di noi... Noi chi? Magari sarà uno di voi, ma è piuttosto ovvio che Goofynomics non l'ha letto, come del resto ormai sono rassegnato ad ammettere che non lo abbiate letto nemmeno voi...)

(...non contestatemi l'ultima frase, perché l'alternativa è ben peggiore... per voi!...)









lunedì 3 novembre 2025

Meno cinque…

(…siamo già 510, ma c’è ancora un po’ di posto. Solo che quest’anno ci eravamo dati un target - essere cento più dello scorso anno - e lo abbiamo già raggiunto, quindi quando si chiuderanno le iscrizioni non ci sarà appello. Il picco negativo del 2020-2021 è dietro le spalle, la community è presente e risponde all’appello. Sto lavorando per i vecchi e per i nuovi…)

venerdì 31 ottobre 2025

Produzione e salari (la gnagnarella del PD)

Sono reduce dalla registrazione di una tavola rotonda che andrà in onda su Rete8 questa sera (poi vi fornirò il video su FB e Twitter), e per l'ennesima volta mi sono affettuosamente confrontato con il local hero del PD, tal senatore Michele Fina (non so se lo conosciate, ambito Orlando, uno che quello che è successo lo sa... intendo dire Orlando lo sa!).

Il gentile collega ha inanellato una serqua di lievi imprecisioni che mi hanno lasciato letteralmente tramortito, facendomi ovviamente imbelvire al secondo giro di tavolo. Voi queste cose le sapete, ma ribadirle può essere utile, nel caso incontriate uno di questi grammofoni rotti.

Il gentile collega ha avuto la faccia di dire che secondo l'OCSE i salari reali sono diminuiti dell'8%! Questo è il più classico espediente descritto ne "La fabbrica del falso": fornire una variazione senza dire a quale intervallo temporale si riferisce. La diminuzione c'è stata, ma è dal 2021, banalmente perché il Governo Draghi è quello che ha registrato il record storico di caduta del salari reali (come abbiamo fatto vedere qui):


(ma allora il PD stava muto e subalterno), mentre il Governo Meloni è in testa alle classifiche non solo in termini diacronici, ma anche in termini sincronici, perché l'OCSE qui ci dice questo:


cioè che nell'ultimo anno meglio di noi come crescita dei salari reali (cioè del potere d'acquisto dei salari) ha fatto solo la Corea del Sud. Ma questo gli imbonitori da sagra paesana ovviamente non lo dicono.

La produzione è in caduta libera? Sì, e sapete da quando? Da quando c'era lui, perché i dati dicono questo:


l'ultimo massimo della produzione industriale in Italia è stato ad aprile del 2022 (quando c'era Uva), e in Germania a novembre del 2017. La produzione industriale tedesca è in caduta libera da otto (8) anni, con una evidente accelerazione nell'ultimo paio d'anni, ed è evidente che, se pure non in crescita, la nostra produzione industriale sta tenendo botta.

Ma gli imbonitori da sagra paesana non vogliono (o non sono in grado di) collocare i dati nel contesto, e da parte loro è perfettamente razionale non farlo, perché questo contesto lo hanno creato loro, nei lunghi anni in cui da qui abbiamo criticato la loro folle subalternità all'Unione Europea, prevedendo punto per punto i disastri che questa avrebbe provocato.

Ne parliamo a Montesilvano fra una settimana (ultimi venti posti)...

giovedì 30 ottobre 2025

In memoriam (il reddito di transumanza)

Ho un'oretta per raccogliere le idee prima di andare a sentire lo slovacco Maroš Šefčovič, che forte della legittimazione conferitagli dall'essere espresso da un Paese che ha meno abitanti della Campania è incaricato di seguire in Commissione Europea il dossier del commercio internazionale. Potrebbe essere l'occasione per chiarire qualche equivoco. Un'altra occasione ce l'ho immediatamente a ridosso, perché alle 16:15 intervengo in questo convegno... da cui il titolo di questo post!

Qui abbiamo commemorato tante persone: di alcune non avete mai nemmeno sospettato l'esistenza, di altre, come Tony Thirlwall, o Alberto Alesina, o, per altri versi, Gustav Leonhardt, ci era capitato di parlare e avevano comunque una loro notorietà, quando non un ruolo centrale nell'elaborazione del nostro pensiero. Ma la cara memoria che celebrerò oggi, portando la mia solidarietà alle afflitte prefiche, è quella del green, perché, ove mai non fosse chiaro, che lu grìn s'ha mort ora l'ha detto anche il capo dei capi, in un post scritto un paio di giorni fa, da cui emerge un desiderio evidente di smarcarsi dal suicidio dell'occidente, con un minimo investimento di comunicazione volto essenzialmente a salvare la faccia.

Il vostro amico ci dice che la narrazione catastrofistica sul green è infondata:


raggiungendoci sulle nostre posizioni storiche. Quindi basta con idiozie come "il Pianeta in ebollizione" e simili. Ora, è purtroppo un dato che la narrazione sulla transizione o è catastrofistica o non è, per il semplice motivo che l'insieme di soluzioni che vengono proposte sono talmente irrazionali che solo la minaccia di uno stato di eccezione può costringere gli elettorati ad accettarle.

Sull'irrazionalità c'è poco da discutere, ma vorrei documentarvela con due elementi sufficientemente noti a tutti, non senza fare una premessa: l'attuale paradigma della climatologia, sostanzialmente articolato sull'effetto serra come unica spiegazione di quanto sta (forse) accadendo, farà la fine di tutti i paradigmi, quella di cui abbiamo parlato qui, ma a noi non serve contestarlo, per il semplice motivo che le soluzioni che vengono prospettate per abbattere la CO2 passano per una maggiore produzione di CO2. Il dato sulle emissioni dal 1990 (la data di riferimento) è questo:


Unione Europea e Stati Uniti sono già su un trend discendente, e sul trend di Cina e India le nostre fisime possono agire solo in senso peggiorativo, per il semplice motivo che rivolgersi a prodotti cinesi (i pannelli solari, le auto elettriche, ecc.) significa far girare a pieno regime una macchina in cui la produzione di energia ha un'intensità di emissioni doppia della nostra (se pure declinante):

Ai tanti imbecilli che ci parlano di una Cina "campione delle rinnovabili" va ricordato che per quanto le rinnovabili possano espandersi rapidamente in termini assoluti in un Paese la cui superficie è quasi 32 volte quella dell'Italia e la cui popolazione è circa 24 volte quella dell'Italia, in termini relativi il mix energetico cinese resta dominato da un caro, vecchio amico:


quindi averci spinto verso l'elettrificazione senza aver preventivamente fatto un ragionamento sulle filiere e sulle tecnologie significa averci spinto verso la carbonizzazione, non la decarbonizzazione.

Ma i due elementi che volevo offrirvi erano altri.

Primo, mentre un chilo di benzina contiene oggi, come un secolo fa, 43 MJ di energia chimica, corrispondenti a 12kWh, che con una macchina normale ti fanno fare 15 Km, un chilo di batterie al litio contiene 0.3 kWh di energia. Vi lascio trarre le vostre conclusioni. Tenuto conto della superiore efficienza del motore elettrico, ecc. ecc., alla fine la minore densità energetica delle batterie si traduce nella necessità di caricarsi un peso oltre dieci volte superiore per percorrere lo stesso tratto di strada. La densità energetica resta un elemento chiave, che poi è quello che spiega perché per certe esigenze (aerei di linea, veicoli off road, rimorchiatori, ecc.) la semplice idea della conversione all'elettrico fa sorridere, e quindi il dogma della decarbonizzazione deve necessariamente essere ossequiato in altro modo che mettendosi in mano alla Cina.

Secondo, l'energia elettrica va trasportata. Il rame per allacciare alla rete (e anche per costruire) una miriade di impianti di generazione "rinnovabile", nonché per disseminare di colonnine la rete stradale, ecc., pare non esiste in tutta la crosta terrestre, e in ogni caso la sua estrazione non è a costo zero.

Sono le cose che abbiamo appreso da Sergio Giraldo e da Gianclaudio Torlizzi: la cosiddetta transizione energetica non è necessariamente decarbonizzazione (quando consideri tutta la filiera) e non è semplicemente affrancamento dai "fossili", ma più correttamente transizione dai "fossili" a una diversa classe di materie prime: i minerali critici, la cui estrazione, raffinazione, ecc., è ampiamente inquinante (anche in termini di emissioni: e quindi non comporta necessariamente decarbonizzazione).

Sulla base di queste premesse fattuali possiamo rapidamente goderci insieme i tre chiodi che Gates pianta sulla bara de lu grìn.


L'umanità ha altri problemi rispetto a quelli di non morire di caldo domani, e il non morire di fame oggi, come umilmente sottolineato da chi vi scrive:


rientra a pieno titolo e con maggiore priorità fra essi. Se c'ero arrivato io un mese fa, un genio come Bill Gates poteva arrivarci anni fa, giusto?


La temperatura non è tutto, perché non ci informa sulla qualità della vita, che dipende dal progresso tecnologico e dalle misure prese per mitigare gli effetti del "cambiamento". Concentrarsi solo sul "raffreddamento" anziché sulla mitigazione è un tragico, grottesco errore (altra cosa che potreste averci sentito dire).


Come corollario, dopo aver finanziato il coro di Erinni bercianti che al grido di "bolliremo tutti!" ci hanno costretto a suicidare il nostro modello di sviluppo (l'unico al mondo che si stesse muovendo nella direzione giusta), ora il vostro amico viene a dirci che in effetti dovremmo avere a cuore la nostra prosperità, che, in ogni caso, è nodale, dato che per raffreddare o mitigare ci vogliono tanti dindi, e non è suicidando la nostra economia, come abbiamo fatto, che li metteremo da parte.

Peraltro, l'amico ci spiega che anche se continuassimo a suicidarci, dovremmo comunque fronteggiare un certo grado di riscaldamento. Per questo motivo le politiche che insistono solo sulla decarbonizzazione, assistita da una narrazione terroristica, sono fuorvianti.

Pensate un po'!

Lo dice lui ora, ma, come mi faceva notare l'amico Sergio, lo hanno sempre saputo persone come Warren Buffet, che "ha progressivamente aumentato la sua quota in  Occidental Petroleum fino a oltre il 28% del capitale mettendoci 15 miliardi. In più mantiene una quota robusta in Chevron (25 miliardi), che i fondi ESG avevano scaricato. Infine, non ha fatto nessun investimento significativo  in green tech né ne ha mai parlato", e lo hanno appreso da poco altri personaggi "de passaggio" come Larry Fink, quello di Blackrock, che "dopo aver gonfiato la bolla ESG, nella sua lettera annuale 2025 non ha usato le parole “net zero”, “sostenibilità”, “ESG”. Ha parlato piuttosto di «energy pragmatism», dicendo persino a marzo scorso che “il pendolo era oscillato troppo a sinistra”. «Fermiamoci un attimo. Chiariamo subito che il gas giocherà un ruolo importante negli Stati Uniti per decine di anni. Forse 50 anni»".

Pensa che a me lo aveva detto tre anni fa un amico che verrà al #goofy14...

Perché tanta simultanea resipiscenza?

Beh, per due fattori concomitanti: l'ondata di fallimenti delle aziende grìn, che ha fatto decine di migliaia di disoccupati diretti (cioè escluso l'indotto) negli ultimi due anni, e la fine del reddito di transumanza, cioè dell'illusione di poter gonfiare per sempre di sussidi la bolla grìn, come del resto si è dovuto dismettere l'illusione di poter gonfiare di sussidi la panza degli indivanados. La seconda cosa spiega la prima e la prima la seconda: se l'inefficienza è troppa, il sussidio diventa suicidio, e se il suicidio scompare, l'inefficienza chiede il conto.

Alla fine il conto è arrivato, e ora andiamo a divertirci con chi non vuole prenderne atto...

lunedì 27 ottobre 2025

Mettetevi d'accordo!

(...terminate le correzioni del disco inciso a Pizzoferrato nel novembre scorso: già due case discografiche si sono interessate, io non sono un buon giudice del mio lavoro, se pure per motivi opposti a quelli che si potrebbero presumere, cioè perché dopo averlo ascoltato e riascoltato lo odio, e sono quindi molto curioso di vedere che cosa ne penseranno orecchie terze. Una copia omaggio è per il noto operatore informativo, gli sarà recapitata in busta verde...)

(...anniversario di matrimonio, il secondo, perché il tempo passa, a Venezia. Gli sparuti italiani diluiti fra i turisti mi riconoscono. Alla cassa del nostro ristorante preferito il cameriere, molto giovane, mi fa: "Io sono cresciuto ascoltando la sua intervista su byoblu!" E io, serafico: "È ancora attuale, i problemi restano quelli e ci stiamo lavorando." La sensazione è che la bolla social, senza la quale non saremmo riusciti a ottenere certi risultati, sia ormai diventata uno specchio deformante e una zavorra. La vicenda dell'art. 68 è stata piuttosto istruttiva. Che da svariate decine di migliaia di follower non si siano riuscite a spremere più di un paio di mila firme credo abbia qualcosa da insegnarci, anche se non so bene su cosa: su quanto di fasullo ci sia nell'engagement social? Su quanto sia impossibile riavvolgere il nastro della storia per restituire agli italiani una Repubblica parlamentare come prevista dalla Costituzione del '48? Il fatto è che sono gli italiani a non volerla, e non si può andare in paradiso a dispetto dei santi, né fare il bene delle persone loro malgrado, contro la loro volontà. C'è un certo grado di mieloso paternalismo à la Padoa-Schioppa nell'accanimento terapeutico con cui si vorrebbe restituire agli italiani il senso di certe istituzioni. Se non lo capiscono, amen! Fatti loro! Non possiamo più di tanto farci carico del compito di farglielo capire, se non fosse che perché questo ci metterebbe in una postura sinceramente spiacevole di superiorità intellettuale. C'è un unico modo sano di condurre le persone ad amare la democrazia e le sue istituzioni, ed è metterle in condizione di averne bisogno. Normalmente solo una guerra in cui muoiano i figli dei ricchi realizza questo miracolo - le Trentes glorieuses non sono susseguite al Secondo conflitto mondiale per un accidente del destino, ma perché funziona così. La nostra aspirazione a impedire che la SStoria faccia il suo gramo ma indispensabile lavoro unisce al paternalismo stantio degli aguzzini fondatori un certo titanismo romantico del quale dovremo imparare a fare a meno. Le cose vanno come devono andare, l'individuo farà pure la differenza, ma c'è anche chi la pensa in un altro modo:

e non è detto che abbia torto, quindi, nel dubbio, evito di farmi il sangue marcio e tiro dritto ad accumulare capitale sociale e relazionale. La gente che ci ferma per strada per ringraziarci è più di quella mandata nella cloaca a infangarci, e, soprattutto, è gente che ha una vita. Questo, come incoraggiamento, è più che sufficiente, insieme al fatto che al #goofy saremo quanti eravamo nel 2016...)

Due giorni fa è successa una cosa divertente e istruttiva. In bella simmetria, mentre sulla carta stampata uno dei tanti monatti mi dava del "malpancista":


(io sarei uno dei "colonnelli" di via Bellerio che istigano il "Capitano" contro il generale Giorgetti, mi par di capire...), seguendo una linea ormai consolidata, come quella che due giorni prima aveva spinto un altro pregiato esponente della nostra stampa che il mondo ci invidia, che per una volta non avevo scansato (dopo la scorrettezza che mi aveva fatto nel 2018, in effetti, lo tengo lontano dalle mie narici, e vedo che devo ricominciare a non salutarlo...), a dire che dopo il discorso della Meloni:


mentre cioè la carta stampata mi sospendeva, come al solito, per eccesso di "sovranismo" (parola inutile e dannosa, ma non torno su questo), nella cloaca social un altro pregiato operatore informativo se ne usciva con l'argomento uguale e contrario:

secondo cui io sarei l'irrilevante e remissivo voltagabbana, subalterno a Giancarlo cui mi sarei consegnato, da sconfitto, vendendomi ai poterifortih! Una sorta di character assassination inversa, dove il velen dell'argomento sarebbe non che io (o Borghi) creiamo instabilità finanziaria, ma che non ne creiamo abbastanza (con il sottinteso grillino, che tanta presa ha sulle anime semplici, di voler restare attaccati alla poltrona - della quale sapete quanto me ne freghi!).

Questa seconda narrazione, a dire il vero più innovativa, era visibilmente coordinata. A uscirsene con lo spezzone di Inside24:

in cui spiego che abbiamo capito come funziona sono stati diversi simpatici influencer, che probabilmente pensavano di mettermi in imbarazzo, ma sono solo riusciti a far capire a chi può capirlo (escluderei quindi sabrysocialisti, filosofi grillini e "treider"...) qual è il nervo scoperto del potere (e soprattutto chi sta lavorando per il potere).

Quello che li manda in bestia è che, come loro sanno benissimo, l'antagonismo distruttivo fra me (che poi conto il giusto, quindi diciamo fra Salvini) e Giancarlo è una loro invenzione, che lavoriamo insieme, che abbiamo apprezzato le parole, peraltro superflue, con cui alla prima riunione dopo la formazione del Governo nel 2022 Giancarlo, che è una persona spiritosa, ci esortò scherzando a non fargli fare la fine di Liz Truss (persona con cui nel frattempo ho avuto il piacere di confrontarmi, apprendendo che tutto il mondo è Paese), e che quindi siccome né noi eravamo pazzi come ci dipingevano e speravano che fossimo, né Giancarlo conformista e subalterno come lo dipingono e sperano che sia, farci saltare per aria è difficile, e impedirci di cambiare le cose è molto complesso, perché le chiacchiere sugli incrementi di pensione di due euro, o sulla scarsa qualità dei posti di lavoro creati, o sulla svendita delle partecipate di Stato, o sulle mille altre cazzate con cui il sistema piddogrillino cerca di sabotarci, nonostante abbiano molto smercio sui social anche grazie a principi del pensiero come la strana coppia Becchi-Zibordi, alla popolazione non arrivano, perché gli italiani scemi non sono, vedono che il figlio, o, cosa ancora più strana, il padre un lavoro l'ha trovato, vedono che la pensione è aumentata, vedono che il Governo applica il golden power, ecc., e quindi da tanto allarmismo sorci e monatti altro non riescono a conseguire che un effetto rebound, quello che consolida il consenso attorno al Governo, e che li manda in frenetica ansia, perché loro, gli operatori informativi, quelli ufficiali e quelli informali, i monatti della stampa e i ratti della cloaca social, tutto possono permettersi, tranne una cosa: un altro Governo di destra, che si trovi in allineamento con altrettanti Governi di destra negli altri due principali Paesi europei.

Da qui il nice try di farmi perdere il supporto di chi già da anni me lo ha sottratto (a chiacchiere, come a chiacchiere me lo dava): le amanti tradite, come la povera Fiorenza, i famoerpartitisti, gli haitraditisti, e tutta questa schiuma più o meno maleodorante che galleggia sulla cloaca social.

Io ci rido sopra e prendo il buono, che è quello che vi ho detto: se ci accusano simultaneamente di essere sovranisti e giorgettiani, malpancisti e conformisti, due cose emergono nitide: la prima è che in tutta evidenza siamo andreottianamente nel giusto, dappoiché ci vengono mosse accuse simmetriche! La seconda è che gli stiamo finalmente facendo paura, e per fargli paura non era necessario berciare: bastava sorridere! Che il sistema non si regga in piedi è evidente forse anche a loro, e che la transizione gestirla toccherà a noi è il loro incubo peggiore.

Grande è la confusione sotto al cielo, la situazione è eccellente!

(...ci vediamo al goofy: sto svuotando l'agenda per preparare la relazione introduttiva e quella conclusiva. Ci divertiremo e impareremo, come sempre...)

Breve addendum

 (…inutile a chi sia in buona fede, ma anche a chi sia in cattiva fede…)

Visto che la Lega è un partito finito, e considerato che al suo interno io sono comunque irrilevante, e più in generale che come politico non valgo un granché, ma come intellettuale non valgo nulla perché ho rinnegato tutte le mie idee, ragion per cui ove mai questo blog esistesse nessuno lo leggerebbe, aggiungo una rapida postilla didascalica al post precedente, anche per far capire la differenza fra obiettivo tattico e strategico (e quindi per definire una strategia).

Premesso che come qui ben sappiamo noi siamo in una repubblica ultrapresidenziale (definibile come una repubblica presidenziale il cui Presidente è immune da qualsiasi responsabilità politica, cioè totalmente unaccountable, a norma di Costituzione), una e una sola cosa è determinante: che il prossimo presidente della Repubblica non sia organico al PD. Ricordo al colto e all’inclita che nel 2022 la maggioranza parlamentare era di sinistra (un pallottoliere vi aiuterà). Oggi è di destra ed è opportuno che tale resti nel 2027. Per conseguire questo scopo strategico ha ovviamente un senso tattico non affrontare donchisciottescamente quei poteri che hanno dimostrato di saper resistere al cambiamento. Basta girargli intorno, con eleganza. Quando vuoi estrarre un polpo da una buca non tiri: spingi, in modo che lui stacchi le ventose…

Facendomi un giro per la cloaca mi sono accorto che questo semplice principio non viene colto da un’accozzaglia quanto mai eteroclita di personaggi in cerca di editore, che coralmente accusano la Lega (o me) di aver tradito i propri elettori perché “hai detto che volevi uscire dall’euro e oggi dici che la stabilità aiuta”. 

Ora, premesso che io ho sempre detto che sarebbe stato l’euro a uscire da noi e non noi dall’euro, che la proposta cui ho aderito intellettualmente, perché più razionale, è quella del Manifesto di solidarietà europea, che prevede uno smantellamento dell’Eurozona “dall’alto”, in ogni caso io auspicavo il recupero di flessibilità nominale quando eravamo in B come Bagnai:


perché questo (con buona pace dei cretini che non l’hanno capito) sarebbe stato necessario oer evitare la macelleria sociale del PD, oggi tranquillamente ammessa da Draghi, che ci ha portato in D.

Ora però siamo in D, con una posizione competitiva invidiabile, con margine per dare un minimo di respiro ai cittadini (cosa che si sta facendo, anche se gli operatori informativi non ne prendono atto), e con nemici sull’orlo dell’implosione. Avrebbe senso ora creare instabilità finanziaria e quindi politica (perché oggi funziona così) aiutando i nostri nemici esterni e il loro alleato, il nostro nemico interno?

No!

Ecco perché difenderei la manovra di Governo se anche fosse quella che le fake news di piddini, grillanza e zerovirgolisti ci tramandano (ma non lo è).

Ovviamente la cloaca pullula di roditori che queste cose non le capiscono, o fanno finta di non capirle.

Fra i primi metterei senz’altro il filosofo Becchi, che sta alla politica come un capibara sta ai concerti di Vivaldi, e l’economista Zibordi, che sta alla macroeconomia come una nutria sta alla geometria differenziale, ma anche la leggiadra Sabrysocial, che sta a qualsiasi cosa come un cincillà sta alle corse di Wimbledon.

Fra i secondi qualche operatore informativo furbetto, che prima o poi farà un passo falso, e per ora si limita a cercare di farli fare a voi.

Noi sappiamo dove vogliamo arrivare, ve lo abbiamo detto, e vi abbiamo dimostrato di riuscire a far passi in quella direzione anche in un contesto complesso come quello dell’attuale legislatura: non solo il voto contro la ratifica del MES, non solo il rifiuto di aderire al Trattato pandemico, ma anche il voto di FdI contro la von der Leyen e la dichiarazione del premier contro il voto a maggioranza non ci sarebbero stati senza la pressione della Lega (che naturalmente ha preso queste decisioni contro la mia volontà, perché io ho tradito ma per fortuna sono irrilevante, come qualche cappone starnazza e troppi polli credono…).

Liberi voi di sostenerci, o di andare dietro al PD e alla sua corte dei miracoli di nani, ballerine… e trombettieri! Le cose andranno comunque come devono andare, con o senza di noi, ma soprattutto senza di loro!

Buonanotte!